lunedì 18 maggio 2009

domenica 17 maggio 2009

martedì 12 maggio 2009

SOLE E VENTO AL POSTO DELLA BOLLETTA

In tutta la penisola si stanno diffondendo i Gruppi d’Acquisto Solare, per aiutare anche i privati e le famiglie a ottimizzare l’investimento nei pannelli fotovoltaici. Presto toccherà anche alle fonti eoliche, idriche e geotermiche.

Giovedì scorso l’assessore veneto all’Ambiente Federico Sboarina ha presentato lo studio commissionato ad AGSM che porteràa installare allo stadio Bentegodi di Verona il più grande impianto fotovoltaico d’Italia, in grado di generare 935 mila kWh all’anno.

I pannelli solari collegati alla griglia elettrica (in grado cioè di rivendere l’elettricità prodotta al gestore della rete) sono la tecnologia energetica che sta crescendo più rapidamente nel mondo, con aumenti del 50% nel 2006 e nel 2007 secondo i dati raccolti nel Renewables 2007 Global Status Report della società REN21 (in allegato il pdf). L’accesso all’energia solare non è più, però, solo ad appannaggio delle grandi aziende e compagnie elettriche: grazie alla sempre più rapida evoluzione delle tecnologie (sospinta dall’aumento del prezzo dei carburanti fossili e dalle esigenze ambientali del pianeta) e all’introduzione nella finanziaria 2007 del nuovo Conto Energia, oggi installare un pannello fotovoltaico è diventato un investimento in grado di ripagarsi interamente in pochi anni, permettendo addirittura di rivendere l’energia in eccesso alla compagnia elettrica.

In Italia le regioni che hanno maggiormente introdotto il fotovoltaico anche a livello privato sono quelle del Nord, come la Lombardia e il Veneto. Per molti versi, però, lo sfruttamento dell’energia solare è un’opportunità ancora maggiore per le soleggiate regioni del Sud, tra cui la Sardegna, dove, la serie di incontri, organizzati in collaborazione con Legambiente presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Sassari, sta ottenendo un grandissimo successo di pubblico interessato a conoscere le opportunità offerte dai GAS, i Gruppi d’Acquisto per il Solare.

“La spesa per l’impianto di una casa di medie dimensioni si aggira intorno ai 20.00 euro - spiega Luciano Deriu, segretario regionale di Legambiente – e può essere recuperata in circa 8 anni se l’investimento è liqudo o in 11 anni se finanziato da un prestito bancario. Attraverso gli incentivi offerti dal Conto Energia si possono ottenere risultati economici incredibili e sicuri”. Le difficoltà maggiori riguardano la scelta di un fornitore e le problematiche legate agli adempimenti legali, edilizi e naturalistici. “Per questo il GAS è fondamentale – prosegue Deriu. Più persone insieme sono in grado di trovare i fornitori migliori per l’installazione e la manuntenzione, oltre che ottenere condizioni economiche più favorevoli dalle banche e risolvere più facilmente le questioni burocratiche”.

Il primo GAS in Sardegna è nato grazie a un’iniziativa del sindaco di Loceri, Carlo Balloi, che ha coinvolto oltre mille famiglie. In seguito sono nate altre iniziative simili anche in provincia di Sassari e ad Alghero, dove, appunto, la facoltà d’Architettura guidata dal professor Cecchini ha più volte riempito l’aula magna con persone interessate a saperne di più.

I pannelli solari di nuova generazione per le abitazioni sfruttano la capacità del silicio di trasformrare l’energia solare in energia elettrica. Le tecnologie più comuni (che variano per prezzo e prestazioni) sono il silicio monocristalliuno, il silicio policristallino e il silico amoerfo, che costa meno e ha un tempo di vita inferiore. In generali i moduli fotovoltaici sono grando di durare anche 50-100 anni ma è presumibile che debbano essere cambiati ogni 25-30 anni per obosolescenza della tecnologia. La parte più piacevole è sicuramente la possibilità di dimenticare interamente la bolletta di luce e gas e persino rivendere l’energia in eccesso all’ENEL

Dopo l’energia solare, la prossima fonte rinnovaible a che potrà farsi strada verso le case degli italiani sarà l’energia eolica. In questo caso il funzionamento del generatore è ancora più semplice: una pala, spinta dal vento, trasforma l’energia cinetica in energia meccanica, che viene usata per generare energia elettrica. I problema legati al’utilizzo del “minieolico” sono soprattutto di natura estetica: è difficile ipotizzare l’intallazione di troppe pale sui tetti della case o nelle tante aree tutelate dal punto di vista naturale e storico/architettonico. Dopo l’approvazione di una nuova normativa (vedi anche il sito dell’ENEL) all’inizio del 2008 sono stati stanziati i primi fondi statali: “Bisognerebbe far rientrare la produzione di energia eolica nella produzione agricola, sfruttando campi e terreni con gli stessi incentivi – conclude Deriu, l’idea è di ‘Coltivare il Sole e il Vento con la Terra’”.

La Terra e l’acqua sono le altre due fonti rinnovabili da cui potremo in futuro trarre beneficio per il fabbisogno nazionale. Sempre secondo REN21, l’Italia è già il quarto Paese al mondo per capacità produttiva di energia idorelettica su piccola scala ed è al quinto posto per l’utilizzo del geotermico. Gli USA, che nel piano delineato da Obama sfrutteranno sempre di più le fonti di energia rinnovabile, devono invece recuperare terreno. “Grazie al Pioneer Energy Efficiency Assistence Program oggi vengono offerti incentivi che coprono fino al 65% della spesa iniziale per l’installazione di sistemi fotovoltaici, eolici, geotermici e idroelettrici”, spiega John Pabone, presidente della società JPHomefunding che aiuta i privati a ottenere finanziamenti per trasformare la bolletta elettrica nella rata di un mutuo per generatori basati su fonti di energia rinnovabile, “i finanziamenti per coprire la spesa rimanente sono visti come una delle risorse trainanti per l’economia di un futuro ecosostenibile”.

venerdì 24 aprile 2009

ERIKA TI AMO


Erika de Nardo è bella, intelligente, laureata in lettere e pure famosa. Quando uscirà dal carcere avrà davanti a se un’avvenire roseo e potenzialmente dorato. Per quanto da una parte la cosa mi faccia piacere, perchè Erika è senz’altro una persona “fuori dalla norma”, dall’altra non riesco a non chiedermi se sia giusto che una ragazza che ha ucciso la madre e, soprattutto, il fratellino di 4 anni  abbia ancora il diritto a vivere la sua vita spensieratamente e produttivamente. Certo, gli anni di carcere se li è fatti ed è stata lei brava a trarne il maggior vantaggio possibile, studiando e applicandosi verso una laurea triennale per altro senza le distrazioni che ne avrebbero caratterizzato l’esistenza se fosse stata fuori. Forse l’unica cosa veramente ingiusta è il suo status di “quasi celebrità” dove anche il suo esame di laurea va in prima pagina sul Corriere online. D’altra parte si sa che uccidendo si diventa famosi. Il mio film preferito, Assassini Nati, l’ha dimostrato tanti anni fa (nel 1994). Eppure loro non avevano ammazzato il fratellino innocente. 

martedì 21 aprile 2009

4.000.000.000.000


Il seguente articolo è apparso sul blog dell’economista Nouriel Roubini oltre una settimana fa (il 10 aprile) e, come potete leggere, anticipava già con discreta certezza la nuova stima dell’FMI di 4 triliardi di dollari di perdite globali (che, anche solo per l’immensa quantità di soldi di cui stiamo parlando, non può certamente escludere a priori un crollo dell’economia globale)

A questo punto vorrei capire come mai questo dato è stato riportato dal Corriere.it solo oggi (21 aprile) e soprattutto come mai è stato riportato esattamente due giorni dopo che il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha fatto la seguente dichiarazione: “Finito l’incubo delle borse: nessuno pensa più a un crollo globale della finanza, la gente ha tirato un respiro di sollievo”. Mentre Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, rincarava: «Crisi, il peggio è passato, da luglio ci sarà inversione di tendenza». E puntualmente, dopo le loro dichiarazioni, gli indici borsistici europei sono crollati. Ora, visto che la stima semiapocalittica dell’FMI (che ha rivisto il dato delle perdite da 2,2 a 4 triliardi di dollari) era praticamente di pubblico dominio da 10 giorni, le possibilità sono due: o i due massimi rappresentanti dell’economia italiana sono due deficienti oppure sono dei bugiardi con un’agenda nascosta.

Ecco la prima parte dell’articolo di Roubini tradotta in italiano:

Un anno fa questo autore aveva predetto che le perdite delle istituzioni finanziarie sarebbero state pari ad almeno 1 triliardo di dollari e fino a 2 triliardi di dollari. Al tempo queste stime furono considerate rozzamente esagerate da parte degli ottimisti naïve che avevano in mente cifre intorno ai 200 miliardi di dollari per le perdite legate ai mutui subprime. Ma, come abbiamo già fatto notare in questo forum, le perdite si sono rapidamente espanse oltre i mutui subprime con l’economia USA che è sprofondata in una devastante crisi economica e in una brutta recessione. È stato quindi ammesso che avremmo visto perdite crescenti su mutui subprime, near prime e prime, proprietà immobiliari e commerciali, carte di credito, prestiti auto, mutui accademici, prestiti industriali e commerciali, corporate bonds, sovereign bonds, bond di stato e bond municipali; oltre a perdite consistenti su tutti gli asset (CDO, CLO, ABS e tutto l’alfabeto dei derivati).

Quindi, nel giro di pochi mesi, l’FMI è arrivato a stimare le perdite in 945 miliardi di dollari, cifra poi rivista a 1,4 triliardi e a 2,2 triliardi per l’inizio del 2009. E alla fine del 2008 le perdite delle banche avevano già superato 1 triliardo (la nostra stima iniziale) Ma se pensate che 2,2 triliardi fosse già una cifra enorme, le nuove stime di RGE Monitor pubblicate a gennaio 2009 suggerivano che il totale delle perdite sui prestiti emessi dalle banche e il conseguente calo nel valore di mercato dei loro asset sarebbe stato, all’apice negativo, pari a 3,6 triliardi di dollari (1,6 triliardi per i prestiti e 2 triliardi per i titoli). Le banche e i broker americani sono esposti per metà di questa somma, 1,8 triliardi di dollari. Il resto appartiene ad altri istituti finanziari negli USA e all’estero. Il capitale a supporto degli assett bancari era di 1,4 tirliardi di dollari l’autunno scorso, lasciando gli USA scoperti per 400 miliardi di dollari. Quindi sono necessari altri 1,4 triliardi di dollari per riportare le banche al livello pre-crisi e risolvere la stretta creditizia ristabilendo il credito per il settore privato.

Queste cifre suggeriscono che il sistema bancario statunitense è di fatto quasi insolvente nel complesso. Ciò non significa che tutte o anche la maggior parte delle istituzioni siano insolventi ma molte di esse lo saranno – al picco negativo – con grandi carenze di capitale. Certamente il tempo potrà rimarginare molte ferite e con il costo del denaro a zero e la crescita dei margini d’interesse netti, alcune banche potranno riscostruire il proprio capitale un poco alla volta nonostante le gravi perdite dovute al riprezzamento di prestiti e securities. Ma alcune istituzioni sono così danneggiate che non riusciranno a riprendersi nonostante le condizioni favorevoli.

*Da notare che la differenza tra la stima di 3,6 miliardi di RGE e quella di 2,2 miliardi dell’FMI nonostante entrambi abbiano utilizzato lo stesso approccio analitico è dovuta al fatto che l’FMI ha guardato solo al tasso di delinquenza sui debiti mentre RGE ha esaminato la situazione prendendo in considerazione l’intero scenario dell’economia USA (decrescita, calo nel prezzo delle case, aumento della disoccupazione).

Ora però è stato riportato che l’FMI rivedrà la stima delle perdite creditizie a 4 triliardi di dollari. Di questa stima 3,1 triliardi sono le perdite originate da prestiti e asset delle istituzioni americane, mentre 0.9 triliardi sono le perdite originate da istituzioni europee e asiatiche. Visto che le stime di RGE sono relative alle perdite originate dalle istituzioni americane, il paragone va fatto sulla stima di 3,6 miliardi di RGE e quella di 3,1 miliardi dell’FMI. A questo punto le stime dell’FMI e di RGE stanno convergendo verso un dato molto simile.

giovedì 16 aprile 2009

LA SPIRALE DEL DEBITO

Dopo la crisi della bolla finanziaria legata ai mutui subprime e alle derivate, dopo la crisi della bolla immobiliare, dopo la conseguente crisi azionaria e in piena crisi economica, molti economisti ed analisti pensano (e temono) che la prossima ondata di tsunami finanziario, soprattutto negli USA e nel Regno Unito, sarà dovuta alla crisi del credito, inteso come la crisi legata all’insolvenza dei consumatori sulle carte di credito.

La banca d’affari JP Morgan Chase, pur riportando risultati complessivi superiori alle previsioni nell’ultimo trimestre, ha dovuto stanziare 10 miliardi di dollari per coprire le previste insolvenze sulle carte di credito - il doppio di quanto aveva stanziato l’anno precedente – e ha avvisato che, se l’economia dovesse peggiorare, la somma potrebbe essere ancora più consistente.

Chiunque abbia vissuto qualche anno in America o in Inghilterra, ve lo garantisco, direbbe (sarcasticamente): “Ma va?” Lo direbbe perchè saprebbe benissimo quanto siano indebitati americani e britannici con le carte di credito e quanto questo sistema potesse essere mantenuto solo attraverso la crescita costante dell’economia, dei salari e degli introiti.

Facciamo un esempio: nel 1994 un giovane ragazzo al primo anno di college riceve una carta di credito con una linea di credito pari a 500 dollari. Sapendo (perchè viene da una famiglia relativamente istruita) che le carte di credito sono potenzialmente pericolose, si prefigge di non utilizzarla se non in situazioni d’assoluta necessità. Così, per gli anni del college, in cui è mantenuto dai genitori, la utilizza poco e responsabilmente, pagando puntualmente e interamente ogni mese la cifra presa in prestito.

Attraverso il suo sistema informatico il gestore della carta di credito identifica il ragazzo come un debitore responsabile e, senza averne ricevuto richiesta, aumenta la linea di credito a 1.000 dollari. Il ragazzo si sente premiato per il suo comportamento giudizioso e più sicuro della sua capacità di gestire il credito. Così comincia a utilizzarla con maggiore frequenza, fa un po’ più di spese ma paga sempre puntualmente (anche se non sempre l’intera somma e comunque sempre più del minimo richiesto).

Nel frattempo il ragazzo si laurea. Trova un primo lavoro che paga abbastanza per coprire l’affitto, la macchina e qualche extra. Il suo giro d’affari comunque aumenta notevolmente (da entrate pari a 0, d’altra parte, qualsiasi aumento è esponenziale). Per comodità paga alcune bollette automaticamente, grazie alla carta di credito, ma poi è sempre puntuale col pagamento mensile. Si sente sicuro e chiede che il limite di spesa venga alzato ulteriormente. Visto che utilizza la carta regolarmente e paga puntualmente ormai da alcuni anni, la società titolare della carta alza la linea di credito a 3.600 dollari.

Il ragazzo lavora, guadagna e vuole avere delle cose che dimostrano la sua capacità di guadagnare. È costantemente circondato di cose belle che lo chiamano dalle vetrine dei negozi e attraverso i cartelloni pubblicitari: macchine, computer potentissimi, televisori giganti, lettori di dvd. Così ogni tanto si compra qualcosa con la sua carta di credito. Tanto ormai guadagna quasi 2.000 dollari al mese e un pagamento di 100 dollari neanche lo si sente. Ha bisogno di un computer, di un monitor, di una stampante, di un bel televisore, di un cellulare, di un lettore mp3, di un condizionatore. Tutte cose che può permettersi e che quindi compra con la sua carta di credito, così non sente il “dolore” di spendere i soldi faticosamente guadagnati.

Un giorno, una nuova società di carte di credito, decisa ad impostare una strategia aggressiva per togliere quote di mercato ai più affermati rivali, ottiene i suoi dati e gli fa pervenire una carta di credito nuova e fiammante con un limite di 10.000 dollari e un tasso d’interesse annuale per i primi sei mesi di 0,0%. Ancora una volta il ragazzo si sente premiato per la sua responsabilità. Sente anche una nuova sensazione non del tutto spiacevole: si sente ricco. Se volesse, domani potrebbe andare in un negozio e spendere 10.000 dollari. Ma naturalmente non lo farebbe mai, perchè lui è un tipo in gamba, intelligente e responsabile.

Un giorno però la sua vecchia macchina si rompe. Lui ha qualche soldo messo da parte ma non vuole spenderli perchè gli servono in caso di vere emergenze. Visto che molta gente compra l’auto a rate lui decide di fare lo stesso, solo che la metà del suo reddito è in nero e non essendo assunto a tempo indeterminato non otterrebbe mai un prestito, senza un adeguato pagamento anticipato. Così prende la sua carta di credito e senza guardare in faccia a nessuno mette giù 8.000 dei 12.000 dollari che gli servono. Per il resto è un gioco da ragazzi ottenere un prestito da una banca amica del rivenditore d’auto.

Copre le rate con facilità. Il minimo sarebbe 160 dollari per la carta di credito e circa 50 dollari per il prestito bancario. Lui spesso paga anche il doppio e il suo “credit rating” aumenta. Aumenta così tanto che lo notano anche altre banche titolari di carte di credito. Una di queste gli invia una carta di credito da attivare, con una linea di credito di 13.500 dollari e un tasso d’interesse annuo dello 0.0% per i primi sei mesi. Il ragazzo, che non è stupido, sa che trasferendo il suo debito dell’altra carta di credito (che tra un mese avrà un tasso d’interesse annuo del 14,9%) e del prestito bancario risparmierebbe notevolmente (almeno per sei mesi) e si attiva subito per trasferire il totale sulla nuova carta.

Il sistema di “credit rating” lo identifica quindi come un “agente” con la possibilità di effettuare singoli pagamenti da oltre 10.000 dollari e il suo status migliora ulteriormente. Lui stesso, alla guida di una macchina nuova, si sente molto più benestante e intitolato a uno stile di vita più consono al suo nuovo status. Chiede nuove carte di credito e le ottiene, soprattutto quelle per il credito al consumo. Anche se il suo stipendio è rimasto pressoché invariato, il suo potere d’acquisto si avvicina ora ai 35.000 dollari.

Nel frattempo il suo bel televisore è vecchio perchè sono usciti i modelli piatti. Il suo computer è antico e non riesce neanche a navigare in rete. Ogni giorno escono nuovi film, nuova musica e nuovi videogiochi. E poi aveva sempre voluto avere una moto. Tutto sommato pagare due rate con 400 dollari o pagarne una sola è la stessa cosa... sempre di 400 dollari al mese si tratta. Così si concede qualche sfizio, senza esagerare. Però senza quella moto proprio non può più vivere...

Comprare cose nuove è la cosa più bella che c’è, subito dopo averle comprate. Una settimana dopo, però, il senso di benessere si affievolisce e lui non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione che gli manchi qualcosa. Decide di fare un viaggio all’estero, in Europa, a trovare alcuni amici del college e nuove strade. Sta via per due mesi e quando torna si trova con pochi soldi in banca, due mesi d’affitto arretrato, tre rate mensili dell’assicurazione dell’auto, tre rate per ogni carta di credito, tre mesi di bollette, due multe per sosta vietata e la macchina guasta.

Il ragazzo non è stupido. Sa di non aver scelta. Chiama altre banche e ottiene nuove carte di credito. Poi si fa trasferire tutto il credito rimasto al suo conto in banca e scappa via, lasciandosi dietro un buco da 50.000 dollari accumulati in 7 anni.

Questo è quello che accade in 7 anni a un ragazzo intelligente, mediamente istruito che parte da una linea di credito di 500 dollari. Proviamo ora a immaginare quello che succederebbe in 7 anni a un uomo meno istruito, che, tra mille fatiche, è riuscito a ottenere un mutuo di 150.000 dollari per comprare una casa e che, poco dopo aver effettuato puntualmente i primi pagamenti mensili, riceve carte di credito con una linea di credito pari al triplo... Oppure a un piccolo industriale che rileva una piccola società grazie a un prestito di 500.000 dollari... Tutto va bene fino a quando la casa continua ad aumentare di valore, fino a che c’è tanto lavoro che paga bene, fino a quando c’è richiesta di prodotti e manodopera... Fino a quando la bolla esplode.

sabato 21 marzo 2009

IL BOOMERATZINGER

Oggi ho letto sul Corriere.it che "finalmente è stato rimosso dalla giunta comunale il crocifisso con profilattico esposto alla mostra PAN di Napoli".

In questo caso, come nel caso della dichiarazione di Ratzinger sui preservativi in Africa ("non servono a prevenire l'AIDS"), la Chiesa cattolica e la religiosità cristiana di stampo bigotto si fanno male da sole.

Il Papa perchè non può che perdere ulteriori consensi e aggravare la crisi del cattolicesimo nel mondo; chi invece ha fatto rimuovere il crocifisso perchè, grazie al loro intervento, un'opera d'arte (apertamente critica della morale cattolica) di cui il 99% di noi non sarebbe mai venuto a conoscenza è divenuta di pubblico dominio... e a me sembra anche un concetto interessante o per lo meno (intellettualmente) "stimolante".