mercoledì 25 febbraio 2009
LA GUERRA DEI CAPITALISTI AL CAPITALISMO
domenica 22 febbraio 2009
LA GARA PER IL BOSONE SI SCALDA
Articolo apparso su Panorama.it
http://blog.panorama.it/hitechescienza/2009/02/20/sinfiamma-la-corsa-per-la-particella-di-dio-gli-americani-vicini-alla-scoperta/
Il Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, attivato per la prima volta lo scorso settembre e spento poco giorni dopo per un guasto che lo rende attualmente inutilizzabile, è stato costruito, nel corso degli ultimi 10 anni, con l’obiettivo dichiarato di dimostrare l’esistenza del Bosone di Higgs.
Quella che è stata (fantasiosamente) definita la “particella di dio”, perché spiegherebbe come mai le particelle (e quindi tutto ciò che esiste nell’Universo) abbiano una massa, è l’ultima particella mancante nel modello Standard della fisica subnucleare. Nel 1995, infatti, due gruppi separati di scienziati del Fermilab, l’acceleratore americano situato nello stato di New York, hanno “trovato” l’altra particella mancante, il Top Quark.
Secondo gli scienziati, la scoperta del Bosone, la cui esistenza è stata ipotizzata dal fisico Peter Higgs negli anni ’60 e pare essere supportata da numerose teorie matematiche, sarebbe fondamentale per capire la struttura dell’Universo e spiegare come mai esistono la materia e l’energia oscura (che compongono la maggior parte dell’Universo). Per questo sono stati investiti miliardi di euro nella costruzione dell’LHC che, in teoria, dovrebbe essere talmente potente da accelerare (e far collidere) particelle più “pesanti” (gli adroni) che danno maggiori possibilità di scoprire il Bosone.
Pare però che gli scienziati del Fermilab, ottimizzando il vecchio acceleratore a loro disposizione, possano essere in grado di dimostrare l’esistenza del Bosone entro la fine del prossimo anno. Sarebbe una beffa per gli scienziati del CERN, che al momento stanno lavorando a pieno ritmo per riattivare l’LHC ma che probabilmente non riusciranno a effettuare i primi test fino alla fine del 2009.
Tutto dipende dalle effettive dimensioni del Bosone. Secondo le teorie matematiche la particella mancante avrebbe una massa inclusa tra 184 e 114 GeV (GeV = Gigaelectron Volt: un protone ha una massa di 0,938 GeV). Gli ultimi test realizzati escludono una massa superiore ai 170 GeV ma, più vicina la massa del bosone è a 170 GeV, maggiori sono le possibilità di successo per Fermilab: un Bosone di 150 GeV potrebbe essere scoperto entro la fine della prossima estate, mentre se la massa fosse intorno ai 120 GeV si andrebbe fino alla fine del 2010, con la possibilità per il CERN di rientrare in corsa.
Chiaramente non è una vera gara: molti degli scienziati che lavorano ai due esperimenti sull’acceleratore Tevatron di Fermilab (CDF e DZero) lavorano anche al CERN (e viceversa) e gli USA stessi hanno contribuito con oltre mezzo miliardo di dollari alla costruzione del centro europeo. Se il Bosone venisse individuato da Fermilab, inoltre, la scoperta dovrebbe comunque essere confermata da un altro esperimento indipendente.
Il CERN, che, attraverso gli esperimenti ATALS, CMS, ALICE e LHCb, rappresenta un gigantesco salto in avanti in questo campo dal punto di vista tecnologico, sarà il centro globale della ricerca sulla fisica subnucleare nei decenni a venire e potrebbe poi utilizzare la scoperta del Bosone per portare avanti nuovi esperimenti e studi nel campo della materia e dell’energia oscura.
Altre discussioni impazzano su quanto sia realmente necessario individuare questa particella elusiva, la cui esistenza è stata teorizzata ma mai dimostrata nonostante decenni di costosissime ricerche. Grazie al Bosone, si potrebbero spiegare le teorie relative al Big Bang e all’energia oscura, mentre se la sua esistenza dovesse essere esclusa, tutta la fisica subnucleare moderna andrebbe rivista. Le applicazioni pratiche di questa scoperta sono difficili da immaginare ma, oltre a rappresentare uno dei più ambiziosi progetti di collaborazione internazionale, il CERN ha comunque già offerto molti contributi al mondo moderno in termini di tecnologie, dallo sviluppo dei supporti ottici (CD) a quello di Internet e del GRID (distributed computing).
martedì 17 febbraio 2009
sabato 14 febbraio 2009
IL GOVERNO TELEVISIVO
Caro governo,
tu o gli altri siete continuamente migliorati nell'evolvere il significato del termine "governo". Assieme alla televisione, in un tutt'uno incorporato, avete dettato i ritmi e le necessità che deve perseguire un'azione di governo, fino ad arrivare alla tentata istantaneità nel caso del sig. Englaro.
Allora, caro o cari governi, perchè non perseguire nella lungimirante strada? Battiamocene i coglioni dei vostri 20-40.000 al mese di stipendio nell'Italia che cade a pezzi e fottiamocene le balle della lotta di molti, di tutti i colori, per sopravvivere.
Cazzo! La tizia del Grande Fratello ha tirato un porta cenere? E allora si convochi subito il senato, e mezz'ora dopo la camera voti se è reato penale o meno. In 3 giorni, lasciandovi il weekend, sancite e scrivete in gazzetta quanto rischia. Allora forse gli italiani vi saranno grati per la vostra illuminata ........., cercando al solito di imitarvi.
zio
venerdì 13 febbraio 2009
giovedì 12 febbraio 2009
IL PAPA E I RELIGIOSI SONO SOLO DEGLI IPOCRITI
L' AMACA
da Repubblica — 05 febbraio 2009
Dalla vicenda di Eluana Englaro, insieme a tanti altri pensieri gravi, emerge un paradosso che vi sottopongo così come l' ho percepito: il terrore della morte traspare da atti e parole di alcuni credenti assai più che da atti e parole di spiriti laici come il signor Englaro. Per definire "vita" lo stato di conclamata inesistenza in cui è sprofondata Eluana, bisogna infatti avere della morte un terrore talmente ottenebrante da farle considerare preferibile qualunque condizione, anche la più umiliante, la meno libera e dignitosa. Poiché la morte, per un credente, dovrebbe essere solo un transito verso altre e meno effimere destinazioni, stupisce che la si neghi con tanta virulenza quanta ne basta per volere condannare Eluana alla sua non vita. Viceversa, sono i non credenti che dovrebbero avere, della morte, una visione esiziale e irrimediabile, e odiarla al punto da affezionarsi a ogni possibile simulacro della vita, anche al meno credibile, anche al meno "vivo". Ma ciò non accade. E l' accettazione della morte, che è il più difficile dei pensieri, si manifesta meglio, in questa vicenda, nel campo cosiddetto laico, nella pietosa e interminabile veglia di un padre che parla a nome di una sola persona (sua figlia) e non ha al fianco le moltitudini che confidano, beate loro, nell' aldilà.
Michele Serra
Ecco il mio pensiero:
Premesso che ho voluto parlare di questa vicenda il meno possibile mentre era in atto, per rispetto delle richiesta di privacy del signor Englaro, nutro un odio viscerale per tutti coloro che hanno vergognosamente cercato di profittare politicamente dal dramma umano della famiglia Englaro e per coloro che, di fatto, hanno tastato la strada verso un possibile colpo di stato a sfondo religioso, che, per fortuna, rimane irrealizzabile. Detto questo, io, oltre a essere pienamente d'accordo con GiPi (come sono nel 99% dei casi) e Michele Serra, aggiungerei, da laico, questo concetto: "Ma se fossi religioso non dovrei forse credere che se un dio misericordioso chiama a sé una ragazza nel pieno dei suoi anni è perché vuole portare la sua anima in Paradiso? E quindi che diritto ho, in quanto religioso, di chiedere che i medici la trattengano forzatamente sulla Terra, intrappolata in un corpo esanime?"
Mi piace molto il concetto espresso da GiPi e Serra che evidenzia il terrore che i religiosi sembrano avere della morte. Come mai? La ragione più semplice, applicabile alle persone di basso livello culturale, è che esse si rivolgono alla religione proprio per il terrore che hanno della morte. Per quanto riguarda le persone istruite, quindi anche i clericali, questa ragione non può che essere legata al terrore che hanno per la morte a causa della malvagità che di fatto esprimono in vita e che, in base al loro credo, dovranno scontare nell'aldilà.
Più verosimilmente però - e questa è una cosa che nessuno ha mai voluto dire (a parte me, prima che questa storia occupasse tutte le pagine di tutti i mezzi mediatici) - è che la paura della morte non ha nulla a che fare con questa storia. Alla base di tutto c'è la volontà dei politici di destra corrotti dalla chiesa (e infatti Fini se ne è tirato fuori), e della chiesa stessa (che ha strategicamente piazzzato medici e suore in molti, troppi, ospedali statali italiani), di promuovere il ricco business che lucra sul mantenere in vita le persone morte contro la loro volontà.
mercoledì 11 febbraio 2009
ROUBINI: IL MODELLO ANGLO-SASSONE HA FALLITO (E ANCHE IL MODELLO ITALIANO)
Rispondendo alle domande dei lettori di FT.com (Financial Times), Roubini, che è stato tra i pochi economisti a prevedere l’attuale crisi finanziaria, ha spiegato che il sistema di supervisione “si basava sull’autoregolamentazione e quindi, di fatto, sulla non-regolamentazione; su una disciplina del mercato che non può esistere insieme a euforia ed esuberanza irrazionale, su modelli di amministrazione del rischio che hanno fallito perchè – come ha detto un ex capo esecutivo di Citi – quando la musica suona bisogna alzarsi e ballare”.
“Tutte le colonne portanti di Basilea II hanno fallito ancora prima di essere implementate”, ha aggiunto, facendo riferimento alla regolamentazione internazionale che obbliga le banche a mettere da parte più capitale per mantenere l’attuale livello di prestiti.
Roubini ha anche predetto la possibilità del fallimento di un’altra grande banca: “In molti paesi le banche sono troppo grandi per fallire ma anche troppo grandi per essere salvate, se le risorse fiscali/finanziarie del governo sovrano non dovessero essere sufficienti a ripianare insolvenze di tali dimensioni nel sistema finanziario”.
Tradizionalmente solo i mercati emergenti hanno sofferto – e continuano a soffrire – di queste problematiche. Oggi però questo rischio sta crescendo anche nelle economie europee in cui le banche potrebbero essere troppo grandi per essere salvate dal governo sovrano: Islanda, Grecia, Spagna, Italia, Belgio, Svizzera e, alcuni dicono, persino il Regno Unito”.
“Esiste oggi un rischio - per ora relativamente basso – che alcuni Paesi vengano forzati fuori dalla zona Euro. L’intera idea di un’unione monetaria era basata sul fatto che non avendo più più avuto una politica monetaria e fiscale indipendente, i Paesi membri sarebbero stati spinti a implementare riforme strutturali in maniera più aggressiva per assicurare la crescita produttiva ed integrare le performance economiche.
La Germania ha attuato un massiccio piano di ristrutturazione che ha portato a una crescita della produttività, senza comportare una crescita troppo sostenuta dei salari, rendendola nuovamente competitiva
In Spagna, Portogallo, Italia e Grecia, invece, queste riforme strutturali sono state ritardate e la crescita nominale dei salari ha limato la crescita di produttività, causando un incremento del costo del lavoro che ha ridotto la competitività e che si aggiunge ai potenziali problemi legati alle insolvenze dei grandi istituti bancari.
Quindi l’unione monetaria e sotto pressione dall’aumento del divario tra i territori sovrani. Due anni fa, quando era all’opposizione, l’attuale primo ministro Italiano Silvio Berlusconi e il signor Tremonti, il suo ministro esonomico, hanno argomentato che l’euro è stato un disastro per l’Italia. Con amici come questi chi ha bisogno di nemici nell’Unione Europea?
Anche se il rischio di rottura nella zona euro è ancora lontano, questa crisi finanziaria ed economica è il primo vero test dell’unione monetaria.
Criticando l’approccio di USA e UK ai salvataggi delle banche, e paragonandoli ai tentativi del Giappone di risolvere la crisi bancaria degli anni ’90, Roubini ha aggiunto: “L’attuale approccio di USA e UK potrebbe risultare simile alla ‘banche zombie’ del Giappone, che non sono mai state adeguatamente ristrutturate e hanno finito per perpetuare la riduzione e il congelamento del credito”.
Gli economisti e i politici sperano di rilevare segnali di ripresa nelle principali economie mondiali nella seconda metà del 2009, quando gli stimoli dei governi e le azioni intraprese sui tassi di interesse dalle banche centrali cominciano ad avere effetto.
I dati recenti però dicono che potrebbe volerci più tempo, mentre l’ultimo rapporto del World Economic Forum avverte dei rischi di una nuova crisi finanziaria causata proprio dalle spese governative che dovrebbero salvare le economie dalle tubolenze del sistema finanziario globale.
lunedì 9 febbraio 2009
OBAMA: "L'ECONOMIA NON E' UN GIOCO"
Durante l’incontro annuale dei Democratici della Camera USA, che si è tenuto a Williamsburg, in Virginia, giovedì scorso, il neo-eletto presidente Obama non ha usato giri di parole, definendo “argomentazioni fasulle” tutte le critiche che sono state indirizzate alla sua proposta di stimoli per rilanciare l’economia americana.
“Non possiamo affidarci alle stesse politiche che negli ultimi otto anni hanno fatto raddoppiare il debito pubblico e sbandare la nostra economia”, ha dichiarato Obama. “Non possiamo abbracciare la formula perdente secondo cui l’unico modo di risolvere ogni problema è tagliare le tasse, ignorando problemi urgenti come la nostra assuefazione al petrolio straniero, la crescita esponenziale dei costi della sanità, o il decadimento di scuole, ponti, strade e argini fluviali”, ha aggiunto, con ovvi riferimenti a quelli che sono stati alcuni dei più eclatanti falimenti dell’amministrazione Bush: il dramma dell’uragano Katrina a New Orleans nel 2005 e il crollo del Mississippi River Bridge sull’autostrada I35W in Minnesota nel 2007.
“Non importa se state guidando un SUV o un’auto ibrida: se state andando verso un precipizio dovete cambiare direzione”.
Obama ha poi precisato di aver apprezzato le critiche costruttive espresse nei confronti del pacchetto di stimoli, che prevede una spesa di circa 800 miliardi di dollari (dopo che Bush ha appena stanziato circa 1.000 miliardi di dollari per salvare banche e istituti di credito colpiti dalla crisi della finanza) da destinare in parti più o meno uguali a ridurre le tasse e a investire nelle infrastrutture e nei servizi per i cittadini.
“Quando siamo entrati per la prima volta nell’Ufficio Ovale abbiamo trovato un debito pubblico raddoppiato. Il popolo americano non ci ha eletto per per ripetere gli stessi ritardi, le stesse distrazioni e le stesse chiacchiere inutili. Gli americani non hanno votato per ripristinare le false teorie del passato, non hanno votato per discussioni futili e non hanno votato per mantenere lo status quo”, ha rincarato Obama più volte interrotto dagli applausi.
Secondo il piano d’azione della nuova amministrazione il pacchetto di stimoli all’economia è solo il primo passo. Poi bisognerà risolvere i problemi sulle insolvenze dei mutui, stilare il nuovo budget, affrontare i problemi fiscali e implementare una nuova regolamentazione del mondo finanziario.
“Il pacchetto di stimoli non è un gioco - ha concluso - se non ci muoviamo rapidamente per renderlo effettivo, un’economia che è già in crisi andrà verso una catastrofe certa. Questa non è la mia opinione, non è l’opinione di Nancy Pelosi (Speaker dei Democratici della Camera) ma è l’opinione dei migliori economisti del Paese. E alcuni di loro in passato hanno cercato, senza successo, di consigliare quelle stesse persone che oggi criticano il mio piano di salvataggio”.
Tra gli economisti citati da Obama spicca il ruolo di Nouriel Roubini, professore di Economia alla New York University (laureato, per altro, alla Bocconi di Milano) che faceva parte del governo ai tempi dell’amministrazione Clinton e che negli ultimi anni era stato bollato come “menagramo” per i suoi tentativi (inascoltati) di mettere in guardia il mondo finanziario e politico dagli effetti delle pratiche “poco ortodosse” che venivano implementate. Oggi Roubini è uno dei maggiori supporter del pacchetto di stimoli senza il quale, spiega “il Paese sponfonderebbe in un deficit ancora maggiore e in una recessione molto seria”.
giovedì 5 febbraio 2009
POVERA ITALIA MIA
Mamma mia come siamo finiti in basso. L'Italia è un Paese di idioti. Basta guardare le notizie (e i commenti alle notizie) pubblicate sul sito più visitato in Italia, quello del Corriere. Dio mio, l'unico che cerca di fare qualcosa, di opporsi con decisione è il povero Di Pietro che viene relegato dagli stessi giornalisti nel ruolo di rompiscatole.
L'ironia e' che non va tutto cosi' male, anzi. Quelle che a lungo sono state considerate debolezze si rivelano punti forza: le piccole industrie a gestione familiare; l'incapacita' (o la non volonta') di rischiare prestando soldi a chiunque... questi fattori ci hanno reso meno suscettibili alle truffe dell'alta finanza, del mercato azionario e alla crisi del credito, ma non siamo capaci di non vivere nel terrore.
Perche' la destra spaventa le masse sugli immigrati e sul terrorismo, la sinistra e' terrorizzata di qualsiasi cosa, la mafia incute il timore della violenza e la chiesa incute il timore di un dio che conoscono solo loro e che odia tutti quelli che non obbediscono al loro volere malato. I medici incutono il terrore delle malattie, i giornalisti il timore della repressione (piuttosto fondato), gli avvocati il timore della legge, gli ambientalisti il timore del riscaldamento globale (anche questo fondato).
Basta paura, basta odio, basta intolleranza, basta violenza. Lo so che non serve a niente scriverlo qui ma non so cos'altro fare.
martedì 3 febbraio 2009
LA BANDIERA ADORNATA DI STELLE
What so proudly we hailed at the twilight's last gleaming;
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
O'er the ramparts we watched were so gallantly streaming?
Dimmi! Riesci a vedere nella luce del mattino
Ciò a cui abbiamo inneggiato agli ultimi bagliori del tramonto;
Le cui strisce larghe e stelle brillanti, attraverso il pericoloso combattimento
Dai bastioni guardammo, mentre scorrevano eleganti.
And the rocket's red glare, the bombs bursting in air,
Gave proof through the night that our flag was still there:
Oh, say! does that star-spangled banner yet wave
O'er the land of the free and the home of the brave?
E il riflesso rosso dei razzi, le bombe che esplodevano nell’aria
Diedero prova nella notte che nostra bandiera c’era ancora:
O dimmi! Sventola ancora la bandiera adornata di stelle
Sulla terra dei liberi e la casa dei coraggiosi?
On the shore, dimly seen through the mists of the deep,
Where the foe's haughty host in dread silence reposes,
What is that which the breeze, o'er the towering steep,
As it fitfully blows, half conceals, half discloses?
Sulla costa, illuminata appena attraverso le nebbie del profondo
Dove l’altezzoso protettore del nemico in spaventoso silenzio riposa
Cos’è che la brezza, sopra lo strapiombo torreggiante,
Mentre soffia a sprazzi, un po’ nasconde, un po’ rivela?
Now it catches the gleam of the morning's first beam,
In fully glory reflected now shines in the stream:
'Tis the star-spangled banner! Oh, long may it wave
O'er the land of the free and the home of the brave!
Ora raccoglie il luccicare del primo raggio al mattino,
Riflessa in tutta la sua gloria ora brilla nel ruscello:
È la bandiera adornata di stelle! Che sventoli a lungo
Sulla terra dei liberi e la casa dei coraggiosi!
And where is that band who so vauntingly swore
That the havoc of war and the battle's confusion
A home and a country should leave us no more?
Their blood has washed out their foul footsteps' pollution!
E dov’è quella banda che così vanagloriosamente ha giurato
Che il caos della guerra e la confusione della battaglia
Una casa e una nazione non ci avrebbe più lasciato?
Il loro sangue ha sciacquato via l’inquinamento delle loro sporche tracce!
No refuge could save the hireling and slave
From the terror of flight or the gloom of the grave:
And the star-spangled banner in triumph doth wave
O'er the land of the free and the home of the brave.
Nessun rifugio potrà salvare i mercenari e gli schiavi
Dal terrore della fuga o l’oscurità della tomba:
E la bandiera adornata di stelle sventola in trionfo
Sulla terra dei liberi e la casa dei coraggiosi.
Oh, thus be it ever, when freemen shall stand
Between their loved home and the war's desolation!
Blest with victory and peace, may the heav'n-rescued land
Praise the Power that hath made and preserved us a nation!
Oh, così sia per sempre, quando i liberi si leveranno
Tra l’amore per la propria patria e la desolazione della guerra!
Benedetta con la vittoria e la pace, possa la terra salvata dal cielo
Adorare il Potere che ci ha fatto e mantenuto una nazione!
Then conquer we must, when our cause it is just,
And this be our motto: "In God is our trust":
And the star-spangled banner in triumph shall wave
O'er the land of the free and the home of the brave.
Quindi conquistare dovremo, quando la nostra causa è giusta,
E questo sia il nostro motto: “In Dio è la fiducia”:
E la bandiera adornata di stelle sventolerà in trionfo
Sulla terra dei liberi e la casa dei coraggiosi.
lunedì 2 febbraio 2009
domenica 1 febbraio 2009
THE NEW WORLD ORDER
Il mondo cattolico include le piccole nazioni cattoliche (Italia, Francia, Spagna, meno la Germania, forse potenzialmente i cristiani ortodossi russi) e, grazie alle politiche imperialiste attuate in un passato remoto da Spagna e Francia, esercita un significativo potere sul Sudamerica e, sempre meno, sull'Africa, i cui popoli però non hanno mai particolarmente beneficiato del proprio cattolicesimo, anzi da esso sono soggiogati e indeboliti. Inoltre il mondo cattolico è in costante scissione e declino dall'apice toccato ai tempi dell'Impero Romano: da esso sono fuoriusciti tutti i protestanti, i musulmani, gli atei e le divisioni continuano anche tra le nazioni. Italia, Francia, Spagna, Germania e Russia (anche senza la russia) non coesisteranno mai, non avranno mai una visione comune. E i comunisti, gli atei, ci sono sia in Europa che in Sud America.
Il mondo protestante anglosassone, unito al mondo ebraico, è molto più forte ma anch'esso è in fase di declino, una lenta agonia che durerà ancora decine di anni. Questo può essere considerato il "primo mondo" per la ricchezza che ha accumulato (e sperperato) negli anni del suo dominio (da dopo la Seconda Guerra Mondiale). La sua forza deriva in parte dall'imperialismo britannico dei tempi che furono e in parte dall'alleanza in essere principalmente col mondo Cattolico, uniti da Cristo e uniti ai suoi uccisori, dopo essersi massacrati a vicenda nella Seconda Guerra Mondiale. E' un'alleanza difficile da mantenere anche perchè il suo potere sugli altri mondi è inscindibilmente legato alla sua potenza militare ed economica. Quando quelle vacillano, tutto vacilla.
Insieme, il mondo anglosassone/giudaico e quello cattolico formano il mondo cristiano/giudaico che è composto da circa un miliardo di persone (più gli ebrei dispersi nel mondo), ma hanno un tasso di natività più basso rispetto a tutti gli altri mondi.
Il mondo arabo/musulmano da solo conta oltre un miliardo di persone. Naturalmente non si può parlare di unità all'interno del mondo arabo più di quanto si possa farlo per il mondo crisitiano. C'è lo scisma tra sciiti e sunniti, giusto per citare quello che noi occidentali conosciamo a causa della guerra in Iraq. Inoltre il mondo arabo non ha formulato alleanze chiare fuori dalla sua sfera nord africana-sud asiatica (mediorientale). Tratta con tutti egualmente, vendendo petrolio e accumulando ricchezze enormi che finiscono nella mani di pochi. Grazie all'Islam i potenti arabi detengono anche un forte controllo sulle menti di molti dei loro sudditi, a casa e nel mondo, attraverso una religione che si presta a interpretazioni particolarmente rigide e violentemente repressive. A causa delle inevitabili tensioni legate al fulcro dello scontro tra le religioni è quasi impossibile le riconciliazione con il mondo cristiano/giudaico ed è più plausibile la ricerca di affinità dogmatiche con il mondo ateo.
Anche il mondo indù conta più di un miliardo di persone. Le sue divisioni interne sono ancora maggiori ma, da un punto di vista più macroscopico, si contende (con maggiore fortuna) il ruolo di potenziale alleato del mondo crisitano/giudaico, come dimostrano le crescenti tensioni al suo interno e con i suoi vicini arabi asiatici (Pakistan). La sua affinità è legata ai tempi dell'imperialismo inglese, che strinse accordi solidi e relativamente equi con i suoi potenti, creando un'affinità capace di durare nel tempo, come accaduto anche con gli Stati Uniti. oggi l'India sta diventando una superpotenza (anche spaziale) grazie all'intelligenza e all'istruzione avanzata di una percentuale sempre più importante dei suoi abitanti.
Ci sono invece più di due miliardi di persone nel mondo "ateo". Naturalmente non stiamo parlando di un mondo letteralmente ateo ma di un mondo in cui la religione non ha un ruolo dominante. Esso include principalmente i cinesi, che sono un miliardo e mezzo nella madrepatria e almeno mezzo miliardo nel mondo. I cinesi all'estero non si sentono parte di una minoranza locale ma di una maggioranza globale. La loro forza è nel numero, nella rigorosa impenitenza del dogma ateo, e nel valore del loro lavoro. E la loro sfera di influenza si sta allargando all'Africa e a tutta l'Asia, incluso il subcontinente indiano. Oltre che verso lo spazio.
Tutto questo, per quanto possa essere affascinante e forse persino plausibile, in realtà è falso. E' semplicemente quello che ci vogliono far credere. La realtà è che tutti siamo fratelli e sorelle e vogliamo andare d'accordo, a prescindere da religione o provenienza nazionale. Ci piacciono un sacco le differenze culturali, e vogliamo conoscere gente simpatica da ogni dove. Ma loro non vogliono che sia così. Perchè così non ci guadagna nessuno. Allora loro ci ci fanno odiare a vicenda, e poi ci fanno combattere. Dividi et impera. La realtà è che tutti i potenti, dal mondo arabo, dal mondo cattolico, dal mondo anglosassone, dal mondo ateo e dal mondo indiano sono amiconi. Si vogliono un bene dell'anima e se la spassano in continuazione. Guadagnano fortune inestimabili spremendoci e schiacciandoci e poi, quando ci hanno schiacciato così tanto che non viene più fuori niente, ci mandano ad ammazzarci a vicenda. Così si perpetua il ciclo mostruoso del capitalismo globalizzato.