martedì 21 aprile 2009

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Il seguente articolo è apparso sul blog dell’economista Nouriel Roubini oltre una settimana fa (il 10 aprile) e, come potete leggere, anticipava già con discreta certezza la nuova stima dell’FMI di 4 triliardi di dollari di perdite globali (che, anche solo per l’immensa quantità di soldi di cui stiamo parlando, non può certamente escludere a priori un crollo dell’economia globale)

A questo punto vorrei capire come mai questo dato è stato riportato dal Corriere.it solo oggi (21 aprile) e soprattutto come mai è stato riportato esattamente due giorni dopo che il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha fatto la seguente dichiarazione: “Finito l’incubo delle borse: nessuno pensa più a un crollo globale della finanza, la gente ha tirato un respiro di sollievo”. Mentre Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, rincarava: «Crisi, il peggio è passato, da luglio ci sarà inversione di tendenza». E puntualmente, dopo le loro dichiarazioni, gli indici borsistici europei sono crollati. Ora, visto che la stima semiapocalittica dell’FMI (che ha rivisto il dato delle perdite da 2,2 a 4 triliardi di dollari) era praticamente di pubblico dominio da 10 giorni, le possibilità sono due: o i due massimi rappresentanti dell’economia italiana sono due deficienti oppure sono dei bugiardi con un’agenda nascosta.

Ecco la prima parte dell’articolo di Roubini tradotta in italiano:

Un anno fa questo autore aveva predetto che le perdite delle istituzioni finanziarie sarebbero state pari ad almeno 1 triliardo di dollari e fino a 2 triliardi di dollari. Al tempo queste stime furono considerate rozzamente esagerate da parte degli ottimisti naïve che avevano in mente cifre intorno ai 200 miliardi di dollari per le perdite legate ai mutui subprime. Ma, come abbiamo già fatto notare in questo forum, le perdite si sono rapidamente espanse oltre i mutui subprime con l’economia USA che è sprofondata in una devastante crisi economica e in una brutta recessione. È stato quindi ammesso che avremmo visto perdite crescenti su mutui subprime, near prime e prime, proprietà immobiliari e commerciali, carte di credito, prestiti auto, mutui accademici, prestiti industriali e commerciali, corporate bonds, sovereign bonds, bond di stato e bond municipali; oltre a perdite consistenti su tutti gli asset (CDO, CLO, ABS e tutto l’alfabeto dei derivati).

Quindi, nel giro di pochi mesi, l’FMI è arrivato a stimare le perdite in 945 miliardi di dollari, cifra poi rivista a 1,4 triliardi e a 2,2 triliardi per l’inizio del 2009. E alla fine del 2008 le perdite delle banche avevano già superato 1 triliardo (la nostra stima iniziale) Ma se pensate che 2,2 triliardi fosse già una cifra enorme, le nuove stime di RGE Monitor pubblicate a gennaio 2009 suggerivano che il totale delle perdite sui prestiti emessi dalle banche e il conseguente calo nel valore di mercato dei loro asset sarebbe stato, all’apice negativo, pari a 3,6 triliardi di dollari (1,6 triliardi per i prestiti e 2 triliardi per i titoli). Le banche e i broker americani sono esposti per metà di questa somma, 1,8 triliardi di dollari. Il resto appartiene ad altri istituti finanziari negli USA e all’estero. Il capitale a supporto degli assett bancari era di 1,4 tirliardi di dollari l’autunno scorso, lasciando gli USA scoperti per 400 miliardi di dollari. Quindi sono necessari altri 1,4 triliardi di dollari per riportare le banche al livello pre-crisi e risolvere la stretta creditizia ristabilendo il credito per il settore privato.

Queste cifre suggeriscono che il sistema bancario statunitense è di fatto quasi insolvente nel complesso. Ciò non significa che tutte o anche la maggior parte delle istituzioni siano insolventi ma molte di esse lo saranno – al picco negativo – con grandi carenze di capitale. Certamente il tempo potrà rimarginare molte ferite e con il costo del denaro a zero e la crescita dei margini d’interesse netti, alcune banche potranno riscostruire il proprio capitale un poco alla volta nonostante le gravi perdite dovute al riprezzamento di prestiti e securities. Ma alcune istituzioni sono così danneggiate che non riusciranno a riprendersi nonostante le condizioni favorevoli.

*Da notare che la differenza tra la stima di 3,6 miliardi di RGE e quella di 2,2 miliardi dell’FMI nonostante entrambi abbiano utilizzato lo stesso approccio analitico è dovuta al fatto che l’FMI ha guardato solo al tasso di delinquenza sui debiti mentre RGE ha esaminato la situazione prendendo in considerazione l’intero scenario dell’economia USA (decrescita, calo nel prezzo delle case, aumento della disoccupazione).

Ora però è stato riportato che l’FMI rivedrà la stima delle perdite creditizie a 4 triliardi di dollari. Di questa stima 3,1 triliardi sono le perdite originate da prestiti e asset delle istituzioni americane, mentre 0.9 triliardi sono le perdite originate da istituzioni europee e asiatiche. Visto che le stime di RGE sono relative alle perdite originate dalle istituzioni americane, il paragone va fatto sulla stima di 3,6 miliardi di RGE e quella di 3,1 miliardi dell’FMI. A questo punto le stime dell’FMI e di RGE stanno convergendo verso un dato molto simile.

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