giovedì 12 febbraio 2009

IL PAPA E I RELIGIOSI SONO SOLO DEGLI IPOCRITI

Dando il giusto credito a chi, come e più di me, sa come e può esprimere questo concetto in maniera più artistica e/o più articolata, pubblico qui a lato la striscia di GiPi che ho appena letto su Internazionale (www.internazionale.it) e cercando la quale mi sono imbattuto, sul suo sito (giannigipi.blogspot.com), nella citazione dell'articolo di tale Michele Serra (che ho già sentito nominare ma ammetto che non conosco) sul sito di Repubblica.


Ecco l'articolo:

L' AMACA

da Repubblica — 05 febbraio 2009

Dalla vicenda di Eluana Englaro, insieme a tanti altri pensieri gravi, emerge un paradosso che vi sottopongo così come l' ho percepito: il terrore della morte traspare da atti e parole di alcuni credenti assai più che da atti e parole di spiriti laici come il signor Englaro. Per definire "vita" lo stato di conclamata inesistenza in cui è sprofondata Eluana, bisogna infatti avere della morte un terrore talmente ottenebrante da farle considerare preferibile qualunque condizione, anche la più umiliante, la meno libera e dignitosa. Poiché la morte, per un credente, dovrebbe essere solo un transito verso altre e meno effimere destinazioni, stupisce che la si neghi con tanta virulenza quanta ne basta per volere condannare Eluana alla sua non vita. Viceversa, sono i non credenti che dovrebbero avere, della morte, una visione esiziale e irrimediabile, e odiarla al punto da affezionarsi a ogni possibile simulacro della vita, anche al meno credibile, anche al meno "vivo". Ma ciò non accade. E l' accettazione della morte, che è il più difficile dei pensieri, si manifesta meglio, in questa vicenda, nel campo cosiddetto laico, nella pietosa e interminabile veglia di un padre che parla a nome di una sola persona (sua figlia) e non ha al fianco le moltitudini che confidano, beate loro, nell' aldilà.

Michele Serra


Ecco il mio pensiero:

Premesso che ho voluto parlare di questa vicenda il meno possibile mentre era in atto, per rispetto delle richiesta di privacy del signor Englaro, nutro un odio viscerale per tutti coloro che hanno vergognosamente cercato di profittare politicamente dal dramma umano della famiglia Englaro e per coloro che, di fatto, hanno tastato la strada verso un possibile colpo di stato a sfondo religioso, che, per fortuna, rimane irrealizzabile. Detto questo, io, oltre a essere pienamente d'accordo con GiPi (come sono nel 99% dei casi) e Michele Serra, aggiungerei, da laico, questo concetto: "Ma se fossi religioso non dovrei forse credere che se un dio misericordioso chiama a sé una ragazza nel pieno dei suoi anni è perché vuole portare la sua anima in Paradiso? E quindi che diritto ho, in quanto religioso, di chiedere che i medici la trattengano forzatamente sulla Terra, intrappolata in un corpo esanime?"

Mi piace molto il concetto espresso da GiPi e Serra che evidenzia il terrore che i religiosi sembrano avere della morte. Come mai? La ragione più semplice, applicabile alle persone di basso livello culturale, è che esse si rivolgono alla religione proprio per il terrore che hanno della morte. Per quanto riguarda le persone istruite, quindi anche i clericali, questa ragione non può che essere legata al terrore che hanno per la morte a causa della malvagità che di fatto esprimono in vita e che, in base al loro credo, dovranno scontare nell'aldilà.

Più verosimilmente però - e questa è una cosa che nessuno ha mai voluto dire (a parte me, prima che questa storia occupasse tutte le pagine di tutti i mezzi mediatici) - è che la paura della morte non ha nulla a che fare con questa storia. Alla base di tutto c'è la volontà dei politici di destra corrotti dalla chiesa (e infatti Fini se ne è tirato fuori), e della chiesa stessa (che ha strategicamente piazzzato medici e suore in molti, troppi, ospedali statali italiani), di promuovere il ricco business che lucra sul mantenere in vita le persone morte contro la loro volontà.


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