mercoledì 25 febbraio 2009

LA GUERRA DEI CAPITALISTI AL CAPITALISMO

La cosa più sorprendente - e preoccupante - dell'attuale crisi economica (a parte il fatto che pochi ricchi si sono giocati tutta la ricchezza di tutta la gente del mondo per decenni a venire) è che a criticare l'ingordigia e l'avidità dei capitalisti non sono i comunisti, i socialisti, gli idealisti o i mistici ma i capitalisti stessi.

I capitalisti "teorici" (gli economisti), oggi sono i critici più severi della gestione politica ed economica dei sistemi finanziari e proprio per questo anche i capitalisti pratici, quella mandria di idioti (soprattutto americani) che ha creduto che bruciare capitali per profitti facili basati sul debito (in quello che, di fatto, è stato un mastodontico schema piramidale, a spese della gente comune, come il dollaro americano ha sempre lasciato intendere) fosse una strategia vincente e infallibile, anche nel lungo periodo, è ora obbligata ad ascoltarli.

Nouriel Roubini e Loretta Napoleoni sono ovunque ultimamente: su Newsweek, ABC, CNBC, CNN, eccetera. Criticano senza mezzi termini la politica economica americana (e, per estensione, occidentale) e individuano soluzioni che per loro stessa ammissione (Roubini meno di Napoleoni) sono utopistiche. La soluzione proposta da Roubini è tanto drastica (per gli americani) quanto irrealizzabile: nazionalizzare le banche. Serenamente lui spiega a un'audience sempre più disperata che l'unico modo per salvarsi è sperare che le banche si lascino comperare dallo stato, che lo stato umilmente e onestamente le ripulisca (comunque a spese dei contribuenti) e che poi altrettanto onestamente le rivenda a nuovi proprietari. La cosa più buffa è che lui gli da una via per uscire dalla crisi ben sapendo che ciò non potrà mai accadere e sottintendendo, quindi, che non c'è una via d'uscita.

Loretta Napoleoni va oltre, spiegando che l'unico modo per ristabilire un'economia sana è fare in modo che tutto il mondo adotti regolamentazioni economico-finanziarie oneste, serie e moralmente legittime. Non può esistere un'economia sana in un mercato globale che ammette la tratta degli schiavi, la schiavitù minorile e sessuale, il narcotraffico, i genocidi e le sanguinose guerre per le risorse. Come può un mercato globale che tollera queste ingiustizie pensare di regolamentare in maniera giusta e onesta il settore finanziario? Naturalmente se la regolamentazione avvenisse solo in America questa sarebbe penalizzata nella competizione globale con gli altri mercati. Tutto questo è giusto e sacrosanto. Ma come può Loretta Napoleoni pensare che i governi globali possano tutt'a un tratto agire d'amore e d'accordo e porre un freno a tutte le ingiustizie del mondo? Non può e sicuramente non lo pensa. Si limita a spiegare la soluzione ipotetica implicando, anche lei, che non esiste una vera soluzione.

Non esiste una soluzione perchè, se lo pseudocomunismo russo è stato condannato dalla corruzione a poco più di 70 anni dalla sua nascita, il capitalismo americano sarà condannato dalla corruzione dilagante ad altrettanto tempo dalla sua rinascita (dopo la crisi del 1929). Così come il comunismo funzionerebbe in un mondo perfetto lo stesso vale per il capitalismo. Ma il mondo non è perfetto e il denaro, così come il potere, logora inesorabilmente. Chi capisce di economia sapeva che il capitalismo è condannato a crollare, per mille tesi matematiche ma anche per un concetto molto semplice: se il profitto rapido (l'instant gratification) è la ragione che muove tutto, non ci sono motivi per fare le cose per bene, i maniera onesta e moralmente giusta in ottica futura. Non ci sono motivi per porre le basi per il futuro perché il futuro non da gratificazione instantanea. Quindi si divorano le fondamenta della società, la ricchezza creata con decenni di lavoro delle masse, per spartire e bruciare tutto in pochi anni. 

Come l'economia, così il pianeta.

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