venerdì 23 gennaio 2009

IL "LASCITO" DI BUSH ALL'AMBIENTE: ORA TOCCA A OBAMA

Come sempre accade, il presidente uscente ha firmato una serie di decreti esecutivi durante gli ultimissimi giorni della sua presidenza. Nel caso di Bush molti sono, ovviamente, dannosi per l’ambiente. Cosa potrà fare Obama?

Che Bush non fosse un presidente amico dell’ambiente lo si era capito all’inizio del suo primo mandato, quando, senza troppi convenevoli, ha portato gli USA fuori dal protocollo di Kyoto. Anche negli ultimissimi giorni della sua presidenza, il capo del potere esecutivo americano non si è smentito, firmando una serie di decreti che, a detta di molti ambientalisti, avranno ripercussioni pesanti su vari aspetti della tutela ambientale. Alcune queste norme non sono poi state approvate, altre potrebbero essere immediatamente cancellate da Obama attraverso azioni legali o dal Congresso attraverso il Congress Review Act (che però è stato utilizzato solo una volta nella storia per bloccare  una normativa clintoniana sul lavoro), altre ancora invece richiederanno alla nuova amministrazione mesi o forse anche anni di burocrazia per essere eliminate.

A parte la creazione di tre enormi aree protette nell’Oceano Pacifico (che formeranno la più grande riserva naturale del mondo), nessuna della altre normative volute all’ultimo momento da Bush ha connotati positivi per l’ambiente. Anche la creazione delle aree protette lascia a desiderare in quanto permette l’utilizzo di queste zone per usi turistici e militari. Una delle più dannose normative volute da Bush, per fortuna, non è stata approvata ma avrebbe permesso (o addirittura incoraggiato) la costruzione di centrali termoelettriche vicino ai parchi nazionali. Altre due sono invece in effetto dal 12 gennaio: la prima permette l’inquinamento dei corsi d’acqua con i rifiuti provenienti delle miniere di carbone in alta montagna (se non è possibile evitarlo) mentre la seconda permetterà alle centrali elettriche di allargarsi o modificare la propria struttura senza dover ottenere alcun pemresso aggiuntivo per il maggiore inquinammento prodotto.

Altre nuove normative sono legate all’estrazione di petrolio. Dal 15 gennaio non è infatti più necessario ottenere l’approvazione di un ente scientifico indipendente prima di costruire o scavare in un’area popolata da specie protette, mentre un'altra normativa, attiva dal 17 gennaio, apre allo sviluppo dell’estrazione di petrolio dall’argilla bituminosa (un processo altamente inquinante) quasi un milione di nuovi ettari. Precedentemente, il 5 gennaio, era entrata in vigore una normativa che impediva al Congresso di utilizzare il proprio diritto di veto temporaneao alla costuruzione di miniere in terreni di proprietà federale (usato di recente per impedire scavi per l’estrazione di uranio vicino al Grand Canyon).

Il 20 gennaio sono entrate in vigore due normative legate agli scarti inquinanti. La prima riqualifica circa 1,5 tonnellate di rifiuti pericolosi come “non pericolosi”, eliminando vari requisiti legati al trasporto, allo stoccaggio e allo smaltimento di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene. La seconda invece diminuisce i controlli legati all’inquinamento creato dalle fattorie di animali permenttendo loro di decidere se e come gettare escrementi di bovini e suini nei corsi d’acqua. Un’ultima normativa proposta da Bush non andrà in vigore ma avrebbe permesso a tutti i business legati alla pesca di autoregolamentarsi, riducendo il periodo di scrutinio pubblico per le nuove regole da 45 a 14 giorni.

Cosa potrà fare Obama? Come è prassi la nuova amministrazione ha subito bloccato tutti i decreti esecutivi che non sono ancora entrati in vigore. Per le normative già attive, potrebbero volerci mesi o anche anni di azioni legali (ci sono già diverse cause in atto portate da gruppi ambientalisti che Obama potrà supportare). Una delle priorità principali di Obama, secondo quanto dichiarato durante la campagna elettorale, sarà di ribaltare il decreto che permette di scavare per estrarre pretrolio in territori abitati da specie protette. In generale, la poltiica energetica di Obama sarà volta soprattutto a ridurre drasticamente la dipendenza degli Usa dal petrolio straniero (venezuelano e mediorientale). Anche se questo obiettivo dipenderà in parte dal maggiore sfruttamento di fonti di energia rinnovabili e dalla riduzione dei consumi (quelli automobilistici in primis), per raggiungere questo obiettivo, soprattutto nei primi anni, l’amministrazione Obama non potrà esimersi dal permettere un maggiore sfruttamento del suolo per l’estrazione di combusitibili fossili, con l’intenzione, però, di ottimizzarne la resa per ridurre l’impatto ambientale.

Articolo apparso anche su Panorama.it

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