venerdì 12 dicembre 2008

A BLACK TARGET

Ho letto un concetto interessante in un articolo del giornalista francese Emmanuel Todd, pubblicato in Internazionale (come avrete notato scrivo commenti ad articoli apparsi su Internazionale durante il weekend perchè lo ricevo venerdì). Fatta la premessa che la cultura americana si basa da sempre su due costanti, l'amore per i soldi e l'odio per i neri, Todd fa notare che:

1 il presidente nero arriva dopo quarant'anni di distruzione del principio di uguaglianza tra i bianchi (nel senso che, se una volta, schiavitù e razzismo a parte, la democrazia americana era un concetto valido almeno per i bianchi, ora neanche questo è più vero).

2 proprio nel momento in cui l'america esce dallo stato di democrazia per raggiungere - e io aggiungerei definitivamente, visto che questo è processo è stato avviato da tempo - quello di oligarchia, si concede un presidente nero.

3 che - e questo era il succo, nonchè il titolo, dell'articolo - l'elezione di Obama è un gioco di prestigio per sviare l'attenzione dal vero, enorme, casino della crisi finanziaria.

L'unca cosa che mi lascia perplesso è che per Todd questo gioco di prestigio funzionerà solo su giornalisti e ideologi, a cui è più facile perdonare le fantasie finanziare americane, mentre per chi ha perso tanti soldi e si sente defraudato (le oligarchie europee - e asiatiche aggiungeri io - non sarà altrettanto facile.

Quindi la crisi finanziaria americana ha fatto male solo ai ricchi che hanno perso tanti soldi (che per altro erano soldi finti, di carta, gonfiati dalle varie bolle finanziarie e dagli schemi piramidali)?

Se invece, tra le vittime della creatività finanziaria americana contassimo anche i lavoratori che hanno perso o perderanno il lavoro e i poveri che diventeranno ancora più poveri, si potrebbe dire che la crisi è un grande unificatore delle classi?

Tutti uniti nell'odio per l'america? Proprio adesso che ha eletto un presidente nero?

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