venerdì 12 dicembre 2008

DRUG OF WARCRAFT, WORLD OF DRUGCRAFT: THE WOW DRUG


Non so bene come pormi di fronte agli mmorpg (massively multiplayer online role playing game). So che non ci giocherei, ma le ragioni per cui non ci giocherei non sono quelle per cui penso che sia sbagliato giocarci.
Io non ci giocherei perche' non mi piaciono i giochi di ruolo (li considero una cosa da nerd) e comunque non mi piace la competizione online. Quando gioco a un videogioco d'avventura (nn il calcio ovviamente) mi piace essere io contro il computer. Non io contro un altro umano e nemmeno io con un altro umano contro il computer. Cio' non significa che non apprezzi chi si cimenta e persino eccelle nella competizione videoludica PvP (Player Vs Player) online.
Con gli mmorpg, pero', il discorso e' piu' profondo. Si tratta di macchine da soldi che farebbero impallidire i narcotrafficanti. Soprattutto World of WarCraft.
Per chi non lo sapesse gli mmorpg sono videogiochi multiplayer (spesso a tema fantasy) ambientati in mondi virtuali peristenti online, popolati da orchi, maghi, elfi, draghi e altre creature fantastiche. Il piu' celebre e giocato in assoluto (anche se non il primo) e' World of WarCraft (WoW). Lanciato nel 2004, il gioco oggi conta oltre 10 milioni di abbonati nel mondo che pagano una quota mensile tra i 10 e i 15 euro. Questo significa tra i 100 e i 150 milioni di entrate al mese. Lo scorso anno la Blizzard, l'azienda che sviluppa e pubblica il gioco (di proprieta' del colosso francese Vivendi) ha fatturato circa un miliardo di dollari, di cui circa 500 milioni erano profitti. Neanche un'azienda scaltra e monopolista come Microsoft ha dei tassi di profitto cosi' elevati. Gli spacciatori forse si', ma loro rischiano la vita o la galera. Tanto piu' che gli mmorpg non sono nemmeno piratabili: ecco perche' piaciono tanto alle aziende asiatiche.
Il problema e' che WoW forse e' semplicemente troppo bello. Avventure infinite (quando finiscono esce l'espansione), territori magici e sconfinati da esplorare e un gameplay che gli operatori stessi definiscono assuefattivo, in cui un po' alla volta si diventa sempre piu' potenti. Chiunque non sia felice della propria vita (e siamo in tanti) e chi e' felice della propria vita ma vuole anche un'esperienza diversa, rischia di perdercisi. O di trovarcisi, con nuovi amici, in un "clan" o una "gilda" che lo accetta per quello che e' la rappresentazione fantastica e virtuale di se stesso.
Ci sono diversi racconti e resoconti di persone che per un mmorpg (non necessariamente WoW) hanno perso il lavoro, lasciato la fidanzata o rotto con la famiglia. In Cina il fenomeno ha raggiunto proporzioni cosi' preoccupanti che il governo stesso ha imposto ai produttori di introdurre limitazioni al tempo che si puo' passare giocando online.
In effetti, nelle regioni dell'Asia Pacifica gli mmorpg sono una religione. Io sono stato in Corea del Sud e a Seul i giovani escono il venerdi' sera (anche a coppie) per andare a giocare online nei locali. Lo fanno tutti. Facendo due conti ho pensato che probabilmente lo fanno perche' la Corea, oltre a imporre ritmi lavorativi esasperati come tutti i Paesi dell'estremo oriente, e' veramente isolata. Cina da una parte (con solo la chiusissima Corea del Nord a far da collegamento) e Oceano Indiano dall'altra. Per visitare altri mondi la strada piu' semplice (spesso l'unica) e' l'online. Oppure l'alcol (al venerdi sera sembra quasi che tutti quelli che non videogiocano si ubriachino) e in effetti, dovendo scegliere, credo che sia meno peggio un'assuefazione agli mmorpg che l'alcolismo.
Allo stesso tempo l'idea dei mondi virtuali e' incredibile e affascinante. Non solo gli mmorpg. Oggi stanno nascendo anche mondi virtuali con finalita' didattico-educative. Immaginate solo studiare la storia visitando la ricostruzione virtuale di una particolare battaglia o societa', o la geografia visitando le varie nazioni in pochi minuti.
Eppure l'idea di una societa' di persone che passa nei mondi virtuali la maggior parte del proprio tempo ricorda troppo da vicino l'universo da incubo del primo Matrix. Probabilmente, come per tutte le cose, tutto si riduce a una questione di moderazione e giudizio. Sta di fatto che io, i miei soldi, alla Blizzard non glieli do.

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