venerdì 12 dicembre 2008

IL GIORNALISMO FAI DA TE


Visto che alla fine l'idea di avviare questo blog mi è venuta scrivendo questo articolo, trovo che sia adeguato postarlo così com'è:

IL GIORNALISMO FAI DA TE

CON IL WEB 2.0 IL MONDO DELL’INFORMAZIONE È DEFINITIVAMENTE CAMBIATO. GIORNALISTI, EDITORI E UTENTI SI DEVONO ADATTARE A UN NUOVO MODO DI FARE NOTIZIA.

Il giornalismo, l’arte di diffondere informazioni e notizie, è senza dubbio la professione che per sua stessa definizione è stata più rivoluzionata dalla cosiddetta Information Technology, la tecnologia dell’informazione. Rispetto anche solo a qualche anno fa le modalità, l’utenza e i creatori stessi dei contenuti giornalistici sono cambiati radicalmente e ogni anno cambiano più velocemente.

Se la facilità di diffusione di testi, immagini, e contenuti audiovisivi possibile grazie a Internet ha reso la vita dei giornalisti molto più semplice, è anche vero che proprio questa semplicità ha permesso a molte più persone di non essere più solo ricettori passivi di informazioni ma diventare loro stessi la fonte o i diffusori delle notizie, ponendosi, da un certo punto di vista, in competizione con i giornalisti stessi.

Questo fenomeno, nato con i blog agli albori dell’era di Internet, intorno alla metà degli anni ’90, è rimasto per alcuni anni ad appannaggio eslcusivo degli appassionati di tecnologia ma la marea di innovazione che ne è derivata ha solo dovuto attendere che le infrastrutture di base (PC, storage, connessioni veloci a Internet e software facili da utilizzare) diventassero più accessibili.

Oggi possiamo dire che nei paesi più tecnologicamente avanzati l’industria dell’informazione è stata completamente rivoluzionata. Negli Stati Uniti molte celebri testate stampate stanno chiudendo o trasferendosi definitivamente online e anche quelle che rimangono fanno dell’online il proprio focus principale, perché solo il sito Internet rimane strategicamente importante per la crescita futura.

Internet integra in se stessa, tutti i media: testo, immagini statiche, audio e immagini audiovisive, a cui aggiunge la sua caratteristica peculiare che è l’interattività. Questo significa che sul Web quotidiani e periodici fanno anche televisione e offorno contenuti audio, le televisioni offrono approfondimenti scritti e le stazioni radio spesso offrono entrambi.

La rivoluzione più importante del Web è però legata proprio all’interattività, cioè la possibilità per coloro che prima erano solo “ricettori di informazioni” di diventare i diffusori delle informazioni. Questo concetto può in parte essere riassunto dal termine Web 2.0. Grazie al Web 2.0 gli utenti hanno la possibilità contribuire all’informazione nei media e, allo stesso tempo, dispongono degli strumenti per selezionare rapidamente a accuratamente una quantità di informazioni precedentemente inimmaginabile.

La differenza più radicale del Web 2.0 – ed è proprio questa la sfida per gli editori tradizionali - è che le società più abili a cavalcare questo fenomeno non sono quelle che realizzano i contenuti ma quelle che si limitano a creare le piattaforme attraverso cui sono gli utenti a pubblicare i loro contenuti. Questa è la ricetta alla base del successo di siti come You Tube (per i video), Facebook (per i rapporti personali), Flickr (per le foto digitali) ma anche Wikipedia (per la conoscenza), Ebay (per il commercio) e, fino a qualche tempo fa, My Space per la promozione dei giovani musicisti e della loro musica. Realizzando una piattaforma accessibile da milioni di persone, queste società hanno immediatamente potuto offrire al loro pubblico sconfinato un database di contenuti (giornalistici e non) praticamente illimitati.

Oltre a questo ovviamente ci sono i siti di notizie e i blog più informati ed attivi, con relativi link ad altri blog e ad altri siti. Tutti rigorosamente gratuiti e fruibili quasi ovunque, grazie ai sempre più diffusi gadget mobile, dal blackberry all’iPhone (da qui nasce il concetto di “mojo”, MObile JOurnalism). Fortunatamente il Web 2.0, oltre a rendere il lavoro del giornalista sempre più competitivo, offre i mezzi per renderlo più efficiente e rapido. Per questo sono nati strumenti come le newsletter (prima) e l’RSS (poi). Tralasciando le newsletter, che si apprestano già a diventare un mezzo obsoleto, il sistema di informazione basato sulla tecnologia RSS (Really Simple Syndication) permette di visualizzare decine e decine di siti che possono fornire spunti interessanti in un tempo ridottisimo. Attraverso software chiamati RSS Reader o più semplicemente attraverso reader online (come la home page di iGoogle) è possibile aggiungere a una singola schermata le notizie principali di decine di sti, visualizzabili in una’apposita finestra con un semplice click.

Non è un caso che abbiamo citato Google. Il colosso americano è al centro della rivoluzione del Web 2.0 con il suo modello di business basato su tecnologie open source fruibili da chiunque sia in grado o abbia bisogno di utlizzarle. Persino la pubblicità su Google si vende senza agenti commerciali, attraverso il sistema Adsense.
Questo è ciò che i media giornalistici e i giornalisti tradizionali devono riuscire a capire (e in parte hanno già capito, visto che molti offrono già la possibilità di commentare e discutere gli articoli sui siti): le notizie non possono più essere semplicemente univoche; parte integrante della notizia deve essere l’apporto della community. I mezzi stampati possono essere un plus per dare ulteriore risalto ed profondità a questa cooperazione tra giornalisti e utenti.

Scrivere per un sito è inoltre diametralmente diverso da scrivere per un quotidiano o un settimanale. Le frasi da utilizzare, a metà tra videogiornalismo e carta stampata, sono più brevi e meno prosaiche. Ciò che più determina l’efficacia di una notizia non sono le sue conseguenze reali ma il tempismo con il quale raggiunge i lettori. Ovviamente foto, video e audiogiornalismo diventano ulteriori concorrenti diretti del giornalismo scritto o meglio, la linea che divide queste diverse pratiche giornalistiche diventa sempre più sottile.

Gli argomenti dei mezzi di informazione online devono essere sempre più specifici e targetizzati (con la relativa abbondanza di neologismi inglesi) perché il nuovo modello di business online è basato solo sulle entrate pubblicitarie e non sulla vendita del prodotto giornalistico. Deve essere qunidi più facile per gli inserzionisti individuare chi siano i ricettori del messaggio anche perchè il numero e il successo dei collegamenti (link) pubblicitari (come ha dimostrato Google con Adsense) possono essere immediatamente verificati.

Non è detto che questo nuovo modello rappresenti un miglioramento nel modo di fare e ricevere informazione. Alcuni hanno teorizzato che stiamo diventando tutti più ignoranti, annegati da informazioni spezzettate, messe in giro da fonti poco autorevoli. Altri inneggiano alla possibilità per tutti di fare informazione liberamente, con meno vincoli economici o censure. Probabilmente sono entrambe verità, sta di fatto che il Mondo dell’informazione è cambiato e che ci vive dentro dovrà adeguarvisi.

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